Ricchissimo è il tavolo dell’incontro Missione imprescindibile: infanzia e nuove generazioni, moderato dalla dottoressa Rosa Russo, giudice onorario del Tribunale dei minori.
Apre Eugenio Giani, presidente del Consiglio Regionale della Toscana. Giani racconta il percorso che ha portato finalmente alla nomina, da parte del Consiglio Regionale, del Garante regionale, a quattro anni dalle dimissioni del precedente: Camilla Bianchi, alla sua prima uscita pubblica.
“A Firenze – sottolinea Giani – su 367 mila abitanti il 12% sono residenti non cittadini italiani. La problematica della migrazione e dell’integrazione ha grandi impatti sui minori. La Toscana si è fatta vanto dell’accoglienza dei minori abbandonati, sin dalla nascita dell’Istituto degli Innocenti (600 anni fa). Così nel 1742 il granduca Leopoldo vietò che i ragazzi maggiori d’età che uscivano dagli Innocenti avessero dei cognomi che li identificassero con quella struttura. Il Festival del Volontariato ha avuto la sensibilità di voler affrontare questo tema”.
Dopo Giani, interviene Camilla Bianchi: “la storia ci insegna che i diritti conquistati non sono per sempre. Serve un continuo impegno a vigilare. L’istituto del Garante promuoverà e sosterrà una serie di iniziative che mirino al raccordo di tutti soggetti che potranno aiutare per realizzare tale obiettivo.
Perché i bambini e le bambine, i ragazzi e ragazze da oggetto di tutela diventino soggetti di diritti.
Mi adopererò – precisa Camilla Bianchi – perché l’ufficio diventi un luogo aperto, di ascolto e di confronto in cui insieme condividere, progettare e realizzare. Solo attraverso un’azione congiunta e l’impegno di ciascuno di noi (nel proprio ruolo) si può contribuire a costruire un piccolo pezzo di mondo migliore e di un futuro che sia un avvenire certo, che maturi ogni giorno.
Penso a don Milani – conclude la Garante – alla sua idea di educazione, al suo amore autentico, quel “I care” scolpito sul muro della scuola di Barbiana. Quel monito mi guida e risuona in me. Ed è confortante che altri, come voi qui presenti, abbiamo fatto di quel monito la ragione della propria esistenza.”
A Camilla Bianchi, segue Donatella Buonriposi, Provveditore dell’Ufficio scolastico territoriale di Lucca e Massa Carrara.
“Sono contenta che il Volontariato abbia riportato al centro il concetto di Infanzia. Il concetto di Infanzia è stata una conquista recente. Purtroppo negli ultimi anni di questo concetto si sente parlare poco. In questa nostra età post moderna l’infanzia rischia di scomparire. Si parla di scomparsa dell’infanzia perché oggi più che mai i nostri bambini sono dei consumatori. I periodi dell’infanzia si stanno riducendo sempre più. I nostri bambini sono lasciati soli e fruiscono degli stessi prodotti multimediali di cui usufruiscono gli adulti. Sembrano dilatarsi sempre più i tempi dell’adolescenza, di cui c’è un ingresso precoce. Un’adolescenza che sembra non finire mai. Di fronte a queste problematiche siamo tenuti tutti a intervenire. La scuola non può arrivare a tutto. Spesso nella scuola si trasferisce la violenza presente nella società. Eppure vivere l’infanzia è un diritto. I nostri bambini sono i cittadini di oggi. Abbiamo bisogno di creare ambienti di apprendimento muovi e modelli educativi alternativi dove a scuola si sta bene. Il vecchio metodo tradizionale in cui l’insegnante si mette in cattedra non funziona più. Per nessun bambino. Il loro modo di apprendere è completamente diverso dai nostri. Il concetto di tempo e spazio è cambiato e la scuola deve tenerne conto. Spesso i ragazzi – ammette – sono connessi e lontani”.
La parola passa poi a Luciano Trovato, presidente del tribunale dei minori di Firenze:
“Il tribunale deve necessariamente aprirsi agli altri soggetti. E deve anche aprirsi alla politica. Abbiamo competenze sterminate. Passiamo dal disagio familiare ai reati penali alla competenza rieducativa, alla tematica adottiva.
Non potremmo adottare una funzione giudiziaria su tutti questi temi senza stringere e curare rapporti e relazioni. Ce la stiamo mettendo tutta creando dove è possibile un coordinamento funzionale. Non dimentico i minori stranieri su cui auspico una collaborazione proficua.
Quando parlo in pubblico – precisa Trovato – preferisco soffermarmi sulle criticità, piuttosto che cantare le lodi. Ma ci tengo a citare il progetto sulla legalità realizzato con la scuola, dove il tribunale ha potuto esprimere il suo mandato che è quello di essere un’agenzia che ricuce. Ma veniamo alle criticità – continua Trovato – per quanto riguarda i MSNA segnalo subito che mentre nella provincia di Firenze non abbiamo avuto problemi, la diffusione di queste figure è a macchia di leopardo e quindi va sollecitata la diffusione di questa figura così importante. A Pistoia, Siena, Grosseto non abbiamo abbastanza tutori volontari. Dobbiamo metterci insieme, fare comunicazione, organizzare nuovi corsi per tutori.
Un altro campo di sofferenza è la carenza di strutture specialistiche. Siamo in difficoltà con ragazzi che manifestano disturbi nella condotta. Questo dipende solo in parte dalla legislazione quanto dalla disorganizzazione dei servizi. Noi in pochi anni avremo bisogno di un ricambio dei servizi estremamente importante e chiedo che alla politica si faccia carico di questa situazione.
La stessa cosa riguarda i centri affido, che chiama il volontariato a confrontarsi. I centri affido devono svolgere la funzione più difficile, quella di fare comunicazione sull’accoglienza, ad elaborarla e strutturarla. Noi siamo in grande difficoltà con i centri affido. E non solo per ragioni normative. Il funzionamento dei centri è a macchia di leopardo. Non dovremmo faticare nel trovare una famiglia affidataria per minori che devono allontanarsi momentaneamente da una famiglia in difficoltà.
Per quanto riguarda i tutori io immagino che anche questa tematica debba ricevere un’attenzione elaborata. Il fatto che nella nostra regione la gran parte dei minori stranieri sono albanesi o kossovari richiede a chi ha rappresentanza politica di elaborare delle soluzioni nella sede opportuna. Credo che questa tematica dovrebbe essere oggetto di un’attenzione.
È un fenomeno di rilievo così ampio che mi aspetto che enti che ci rappresentano lo affrontino.
Io personalmente sono del tutto contrario alla tematica dei porti chiusi. Tra l’altro sono anche marinaio – sottolinea Trovato. Ma penso, contemporaneamente, che il fenomeno di questi ragazzi che provengono da Albania e Kossovo debba essere oggetto di una riflessione e di uno stimolo a livelli politici più elevati.
Infine – conclude – la questione della prosecuzione dopo la maggiore età, che fa parte della questione del ricucire. La prosecuzione del sostegno dopo i 18 anni richiederebbe un impegno e delle soluzioni ad hoc. Penso alla regione Sardegna che prevede una sorta di prestito fiduciario.
Confermo l’impegno del Tribunale a presentarsi come una delle agenzie che partecipano al superamento di queste criticità”.
Paolo Carli, vicepresidente Coordinamento Nazionale Comunità per Minori: “vorrei partire da una delle parole fondamentali di questo incontro: ricucire. Ricucire è il compito principale degli educatori. Ascoltare il filo delle vite di questi ragazzi, italiani e stranieri, e, a seconda dei casi, fare degli strappi o dei rammendi. Accogliamo queste storie in cui c’è tanta voglia di riscatto.
Cerchiamo di farlo insieme a quelli che sono gli altri soggetti istituzionali. Tuttavia – precisa Carli – una comunità che accoglie ha senso solamente se la polis è accogliente. Mi spaventano non solo i porti chiusi ma anche le porte delle case chiuse.
Infine – conclude – abbiamo bisogno di rimettere al centro l’educazione. È diventato più difficile comprenderla perché gli adulti di riferimento non parlano più la stessa lingua. La polis deve rimettersi in ascolto e fare integrazione con il tessuto sociale. Ogni cittadino deve diventare Garante dell’infanzia e dell’adolescenza. Una polis che abbia cittadini che dicono: I care”.
Dopo Paolo Carli, interviene la nostra Giulia Dagliana, presidente dell’Associazione Toscana dei tutori dei MSNA
“È un ruolo nuovo che necessita ancora di una definizione e strutturazione di buone prassi. Sono ancora pochi i riferimenti che abbiamo per svolgere questo ruolo, al quale sono riconosciuti aspetti di “genitorialità sociale”.
È un ruolo che entra in collegamento con una rete di soggetti, delle istituzioni e del terzo settore. Questa rete – sottolinea Giulia – è fondamentale e per far fronte a tutto questo è nata l’idea di fondare questa associazione.
Per riuscire, così, a svolgere una ruolo che è complesso anche per la diversità dei minori e dei tutori. L’associazione ci dà questo spazio per un sostegno e un confronto reciproco.
Quando ci troviamo di fronte ai progetti di vita dei ragazzi, soprattutto se vicini alla maggiore età, diventa essenziale confrontarci e cercare insieme, alla rete dei soggetti” . Giulia conclude richiamando i numeri dei tutori volontari: in Italia sono 4 mila, in Toscana circa 200.
Chiude l’incontro Ilaria Vietina, assessore alle politiche formative del Comune di Lucca. Il Comune di Lucca ha introdotto la figura del Garante dell’infanzia anche a livello comunale, con una modifica dello Statuto.
“Per un’amministrazione – dichiara Ilaria Vietina – lavorare per l’infanzia significa soprattutto creare un’intera comunità educante attraverso un lavoro di rete. Una scelta educativa che sia accogliente e partigiana, dove partigiana è nel senso di una scelta di parte. Don Milani è il nostro riferimento nel fare una scelta di parte. Noi scegliamo la parte dei bambini e delle bambine. E scegliamo la povertà, che è una delle emergenze del nostro tempo”.
Dopo Paolo Bicocchi, direttore Centro Nazionale per il Volontariato, Rosa Russo conclude l’incontro citando un proverbio africano: per crescere un bambino c’è bisogno di un villaggio.