Mercoledì 18 gennaio. Un liceo scientifico di Pisa. Un’autogestione dove parlare di temi importanti. Mi sono fatta avanti io come tutore volontario dell’associazione toscana perché bisogna far conoscere questa figura così importante per i giovani migranti.
Testimone entusiasta di ciò che faccio tra tutti quelli che conosco, non ho mai parlato a tante persone tutte insieme. Rompo il ghiaccio con un gioco che spiazza subito gli studenti ed è così che attiro la loro attenzione sui miei e nostri ragazzi e sulle loro storie.
Giuro agli studenti che tutto ciò che dico è vero, che non infiocchetto i miei racconti.
Mostro foto e video di giovani che hanno vissuto l’indicibile ma sorridono, che si danno da fare per ricostruirsi una vita grazie al sostegno che quotidianamente ricevono dai tutori volontari, dai consigli che diamo loro, dall’incoraggiamento incessante, nonostante tante difficoltà.
Dimostro agli studenti, con foto di ragazzi africani, bengalesi, pakistani, albanesi, a scuola, al lavoro, nella nuova casa in affitto, sempre col sorriso, che se abbandonano i pregiudizi e vanno oltre quello che certa comunicazione vuole instillare nelle loro teste, troveranno coetanei che hanno la loro stessa fame di vita, la stessa voglia di futuro, gli stessi sogni ma una forza d’animo da prendere a esempio.
Dico loro: non esiste il grande fenomeno dei migranti. Esiste la nostra volontà di giocare la nostra parte, come facciamo noi tutori volontari, cercando di fare la differenza e di cambiare le cose.
I tanti occhi attenti si illuminano quando alla fine propongo agli studenti di scrivere un messaggio di incoraggiamento o di amicizia per i nostri ragazzi.
Cari tutori, andiamo tra i giovani – spesso superficiali e impreparati, come ho riscontrato nel liceo di Pisa – parliamo loro di cosa fa un tutore volontario e di cosa impara vivendo a fianco dei minori stranieri non accompagnati.
Avviciniamo i giovani ai nostri ragazzi e alimenteremo un’entusiasta ondata di sostegno e impegno che gioverà certo a noi tutori, che non siamo mai abbastanza per i tanti MSNA.
di Simona Salvadori